Progetto Case Mediterranee – Progetto Pilota “Edificio del Vecchio Ospedale” Comune di Portoferraio

Progetto Case Mediterranee – Progetto Pilota “Edificio del Vecchio Ospedale” Comune di Portoferraio

Progetto Case Mediterranee – Progetto Pilota “Edificio del Vecchio Ospedale” Comune di Portoferraio

Progettisti: Arch. Massimiliano Pardi, Ing. Alessandra Rando, Arch. Alessandro Pastorelli

DESCRIZIONE DELL’EDIFICIO

Le origini di questo interessante e storico edificio, posto nella parte alta del centro storico di Portoferraio lungo l’odierna via V. Hugo (ex via del Carmine), risalgono alla prima metà del 600‘;

Il vecchio ospedale, intitolato a “ Vittorio Emanuele III“, viene eretto da Orazio Borbone, marchese di Corbello, governatore di Portoferraio che acquistati 5 sacchi di terreno, fece costruire un locale che doveva servire come ospedale militare, accanto alla chiesa che aveva eretto, dedicata alla Madonna del Carmine. La chiesa, oramai ridotta a magazzino militare e quindi sconsacrata, su richiesta del sindaco Pietro Traditi e con il permesso di Napoleone, fu demolita per fare posto al Teatro dei Vigilanti;

Nel 1629 il marchese di Sorbello fondò la confraternita del Carmine perché si occupasse dell’ospedale che era dotato soltanto di sette letti. Dopo poco tempo il numero dei letti aumentò notevolmente, in quanto fu ingrandito l’ospedale per l’ordine del governatore Attivanti;

Nel 1769, sotto il governo di Pietro Leopoldo I di Lorena, furono abolite le congregazioni religiose, pertanto anche la congregazione del Carmine fu sciolta e quindi l’ospedale perse il carattere religioso e assunse quello esclusivamente militare;

Verso il 1860, quando l’Elba venne a far parte del nuovo governo italiano, furono ammessi anche malati civili, ma tale beneficio era concesso solo agli uomini e soltanto in via eccezionale anche alle donne. Tali condizioni scomparvero nel 1886-87, quando era sindaco di Portoferraio Pietro Traditi, avendo il comune acquistato i locali adibiti ad ospedale che diventò civile;

Nell’ospedale fu costruita una corsia per le donne e furono create alcune stanze per malati paganti. Dopo la prima guerra mondiale, il presidente dell’ospedale di Portoferraio, il sindaco Epaminonda Pasella, insieme al nuovo direttore e primo chirurgo prof. Luigi Torchiana, provvide a cambiamenti radicali, cominciando dalla ricostruzione ex novo delle corsie, fornendole di riscaldamento a termosifoni e facendo anche eseguire la costruzione di una sala adibita a medicazione. Dopo la seconda guerra mondiale l’ospedale ha subito alcuni modesti cambiamenti;

Nell’ospedale, che fu dotato anche di una chiesina custodita dalle suore dell’ospedale stesso, oggi, dopo anni di incuria ed abbandono, è rinato a nuova vita e funzione ospitando gli uffici del centro per l’impiego di Portoferraio.

APPLICAZIONE DI SISTEMI DI UTILIZZO DI FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI

La fonte di energia rinnovabile scelta per le applicazioni da implementare all’interno del cantiere pilota di Portoferraio è quella solare che verrà impiegata sia per la produzione di acqua calda sanitaria (a.c.s.) che di energia elettrica per usi civili.

In particolare, i due sistemi si caratterizzano per la totale assenza di impatto visivo e per l’elevato tasso di innovazione tecnologica.

Infatti, per quel che concerne la produzione di energia elettrica, si prevede l’utilizzo di tegole fotovoltaiche di ultima generazione, a totale integrazione architettonica ed in totale assenza di difformità morfologiche rispetto alle tegole tradizionali utilizzate nel centro storico di Portoferraio per la copertura degli edifici.

Per l’intervento suddetto, si prevede l’utilizzo di circa 35 mq della falda a sud dell’edificio scelto come cantiere pilota, falda sulla quale è stata progettata l’installazione di circa 525 tegole fotovoltaiche innovative prodotte dalla ditta Dyaqua ed evidenziate nella foto seguente.

La potenza da installare è pari a circa 1,5 kWp, per una produzione attesa di energia elettrica all’anno pari a circa 2200 kWh/anno.

Inoltre, per la produzione di a.c.s,. si prevede lo sfruttamento di circa 20 mq della falda del tetto posta a ovest dell’edificio individuato come cantiere pilota per l’installazione, nel massetto sottostante, di un sistema in fase sperimentale composto da tubi in rame annegati nella struttura cementizia sottostante le tegole.

All’interno dei suddetti tubi viene fatta passare una miscela di acqua e glicole che trasporta, tramite pompa dedicata, il calore ricevuto durante le ore di sole ad un accumulo inerziale posto nel sottotetto dell’edificio da ristrutturare con una modalità di funzionamento del tutto equivalente a quella dei pannelli solari a circolazione forzata da installarsi sulla copertura degli edifici, ma in assenza assoluta di inquinamento visivo.

Prima della installazione sul tetto dell’edificio da riqualificare, è prevista la realizzazione di un prototipo che sfrutta una superficie a terra di circa 2 mq (Azimuth 0° e Tilt 30°) e che risulta composto da una struttura portante in legno, da un pannello isolante di polistirene da 12 cm, da almeno 6 cm di massetto avente capacità termica aumentata all’interno del quale annegare i tubi in rame per il trasporto del fluido termovettore e da tradizionali tegole di copertura toscane (coppo-embrice).

Si prevede, inoltre, l’implementazione di un sistema aggiuntivo in materiale riflettente da posizionarsi al di sotto delle tegole, in modo da valutare gli eventuali benefici in termini di rendimento del sistema che è possibile ottenere massimizzando gli apporti termici per irraggiamento.

Le prove di testing saranno effettuate nel mese di agosto, in ogni caso, si ipotizza una produzione di energia termica pari a 200 kWh/(mq anno).

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